sabato 28 luglio 2018
I grandi musicisti
Dall’ottocento al novecento
Camille saint-Saens
Lato A: Sinfonia n.3 in do minore op. 78
Lato B: Enrico VIII balletto divertimento
Isaac Albeniz
Lato A: Da Iberia
Lato B: Azuleios; Navarr
Bela Bartok
Lato A, Lato B: Concerto per orchestra
Enrique Granados
Lato A, Lato B: Goyescas
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Compositori vari
martedì 24 luglio 2018
Musica per i nostri sogni
scarica qui Musica per i nostri sogni
Musica per i nostri sogni.
1 Pomeriggio romantico
Lato 1: Pavane pour une enfante defunte (M.Ravel)
Rapsodia svedese H. Alfven)
L’orologio sincopato (L.Anderson)
Lato 2: Pizzicato polka (Josef e Johan Strauss)
Il signor Bruschino, sinfonia (G.Rossini)
Danza slava in do magg (A. Dvorak)
Humpresque (Ciaikowsky)
Perpetuum mobile (Johan Strauss)
2 Piano e orchestra
Lato 1: Concerto numeri uno per piano e orchestra (Ciaikowsky)
Grande polacca (Chopin)
Fantasia ungherese (F.Liszt)
Lato 2: Concerto n.2 per piano e orchestra (Saint saens)
Rapsodia su trama di Paganini (Rachmaninoff)
Concerti n.2 per piano e orchestra (brani) (Racimaninoff)
3 Valzer d’altri tempi
Lato 1: Espana (E.Waldteufel)
Dove fioriscono i limoni (J. Strauss)
Valzer di Schonbrunner (J. Lenner)
Lato 2: Confetti viennesi (J.strauss)
Musica delle sfere (Josef Strauss)
Rondini del villaggio (Josef strauss)
4 Interludio classico
Lato 1 : Danza degli spiriti beati (C. W. Gluck)
Danza caratteristica (Chaikowsky)
Chpin da Carnival (R. Schumann)
Danza del velo da “La source” (L.Delibes)
Danza cosacca da Mazeppa (Chaikowsky)
Lato 2: Valzer da Coppelia (L. Delibes)
Valzer da “Les patineurs” (G: Meyerbeer)
Baccanale da “Le stagioni” (A. Glazunov)
Balletto n.2 da “Rosamunda” Schubert)
Aragonaise da “Le cid” (J. Massenet)
5 A lume di candela
Lato 1: Settembre3 sotto la pioggia
I’ve got you inder my skin
Lazy afternoon
Hey There
In the still of the night
More than you know
Lato 2: Autumn nocturne
You go to my head
Misty
There are such things
Hands across the tables
Time on my hand
6 Violini confidenziali
Lato 1: Play Fiddle Play
Quand l’amour meurt
Occhi neri
Tu che m’hai preso il cuor
La cumparsita
Play gypsies, dance gipsies
Lato 2: Zigeuner
Avant de mourir
Due chitarre
Estrellita
Canzone d’amore gitana
Lied and Czarde
7 Cocktail per piano
Lato 1:
Lato 2:
8 Melodie della sera:
Lato 1: Stella by sarlight
Polvere di stelle
Serenata in blue
Harbor lights
September song
All thought the night
Lato 2: Moonlight serenade
Moon over Miami
Love’s old sweet song
Blue moon
Linger awhile
When day is done
9 Chiaro di luna:
Lato 1: Sonata al Chiaro di luna (Beethoven)
Valzer in do diesis min (Chopin)
Notturno in mi bem magg (Chopin)
Sogno (schumann)
Valse oubliee n.1 (liszt)
Lato 2: Sogno d’amore (Liszt)
Reverie (Debussy)
Valzer in la bem magg (Brahms)
Minuetto (Paderewsky)
Romanza (Rubinstein)
10 Antologia di successi italiani
Lato 1: Non ti scordar di me
Tango delle rose
La più bella del mondo
Fiorin fiorello
Santa Lucia
Il nostro concerto
Lato 2: Lazzarella
Tu non mi lascerai
Tango del mare
Souvenir s’Italie
Abat Jout
Tu musica divina
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lunedì 16 luglio 2018
Donizetti: Lucrezia Borgia
Lucrezia Borgia è un'opera in un prologo e due atti composta da Gaetano Donizetti tra l'ottobre e il dicembre del 1833, su libretto di Felice Romani, tratto dall'omonima tragedia di Victor Hugo (1833).
La prima rappresentazione dell'opera inaugurò la stagione di Carnevale del Teatro alla Scala di Milano il 26 dicembre 1833. Il cast diretto da Eugenio Cavallini comprendeva Henriette Méric-Lalande, nei panni della protagonista, Marietta Brambilla, Francesco Pedrazzi, Luciano Mariani.
Donizetti apportò modifiche alla partitura fino al 1840, inserendo nuove arie per i tenori Nikolaj Ivanov e Mario.
Pur essendo stata regolarmente rappresentata sia nel XIX che nel XX secolo, è entrata stabilmente nel cosiddetto repertorio solo dopo la ripresa del 24 aprile 1933 nell'ambito del Maggio Musicale Fiorentino.
Per Lucrezia, Donizetti scrisse due finali differenti; oggi vengono spesso eseguiti entrambi. Uno è l'aria del tenore "Madre se ognor lontano" e l'altro la cabaletta di Lucrezia "Era desso il figlio mio", che richiede al soprano un'ottima coloratura.
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domenica 1 luglio 2018
Mahler: Sinfonia numero10
Il completamento della Decima Sinfonia
di Gustav Mahler è un affascinante percorso del Novecento
in musica, come se l'estremo lascito incompiuto del grande
compositore abbia avuto una prosecuzione fino quasi ai giorni nostri,
tanti sono stati i tentativi, tutti discussi, di intervento sulla
partitura interrotta dalla morte del compositore.
Un insieme di vicende che vedono coinvolti Alma Mahler, musicisti, musicologi tra i quali Deryck Cooke e i direttori che hanno accettato questa o quella versione: un pezzo del Novecento musicale che addirittura per decenni gira attorno all'ultima fatica di Mahler, che è e rimane l'enigma del grande compositore austriaco di origine boema, nonostante i tentativi di completamento.
Al 1924 risale la prima revisione di Krenek, che con pochissimi interventi rese eseguibile anche il terzo movimento (il primo era pressochè completato). La vedova di Mahler, Alma (che morirà addirittura nel 1964, dopo successivi matrimoni con Walter Gropius e con lo scrittore Franz Werfel, ed una vita sentimentale piuttosto movimentata che la portò fra l'altro ad essere anche l'amante di Oskar Kokoschka) dopo rifiuti e ripensamenti, pare che abbia dato il suo benestare alla prima versione redatta da Cooke; il musicologo inglese successivamente ne approntò altre, l'ultima delle quali è ormai un punto di riferimento autorevolissimo e che forse si può cominciare a considerare l'edizione definitiva della Decima Sinfonia, nonostante alcuni tentativi di completamento anche da parte di altri musicologi.
Il normale fruitore di musica però si limita ad ascoltare quello che viene eseguito, lasciando agli specialisti l'analisi dettagliata degli interventi sul testo. Ciò non toglie che questa sinfonia nel suo complesso non sembra raggiungere le vette di altre, e ciò nonostante che il primo movimento (completamente autografo) sia una delle più profonde, tormentate e angoscianti pagine mahleriane.
Anche Daniel Harding per questo disco sceglie l'ultima versione che fu pubblicata nel 1989, dopo la morte di Cooke; nell'opera definitiva del revisore la struttura della sinfonia è in cinque movimenti di durata assai variabile: il primo e l'ultimo hanno una durata quasi monumentale di circa venticinque minuti ciascuno (l'Adagio iniziale è comunemente eseguito anche da direttori che si limitano ad eseguire quello che Mahler ha effettivamente completato), mentre il brevissimo terzo tempo (Purgatorio) dura poco più di quattro minuti. La cosa è un'eccezione nella produzione mahleriana, con i tempi delle sinfonie che prediligono durate notevoli e che anche per questo motivo richedono grande attenzione da parte dell'ascoltatore.
Il primo e l'ultimo movimento lenti incorniciano i due scherzi, che quasi inglobano al loro interno il terzo tempo, in una struttura speculare di grande fascino. Harding affronta l'impegnativa partitura dall'alto dei suoi trent'anni, ma da direttore navigato qual è nonostante la giovane età, e soprattutto da direttore non più emergente ma ormai splendida certezza nel panorama internazionale. Il suo Mahler è lucido e luminoso, e i Wiener Philharmoniker si dimostrano ancora una volta una compagine estremamente duttile che però non abdica mai a quelle che si possono considerare le caratteristiche fondanti più volte ribadite nella sua lunghissima storia, quasi duecentennale: il suono personalissimo per così dire "viennese" che, nonostante le personalità dei vari direttori cui l'orchestra si affida, è quasi un marchio di fabbrica riconoscibile ed inimitabile.
Gli archi hanno una precisione ed una intensità straordinaria, splendidi i fiati, miracolosi certi attacchi in pianissimo, dettagli di assoluta perfezione strumentale ed estrema morbidezza, virtuosismo orchestrale sensazionale: si direbbe l'orchestra ideale per il Mahler di Harding, lucidamente novecentesco ma non senza anima, anzi a suo modo modernamente angosciante e con i contrasti che trovano quasi una composizione nell'apparente distacco con il quale il direttore esegue certe pagine. Aspettiamo altre entusiasmanti conferme mahleriane, magari con sinfonie (alcune altre sono già nel repertorio del direttore) più complesse e dalle quali già fin da ora ci attendiamo moltissimo.
Un insieme di vicende che vedono coinvolti Alma Mahler, musicisti, musicologi tra i quali Deryck Cooke e i direttori che hanno accettato questa o quella versione: un pezzo del Novecento musicale che addirittura per decenni gira attorno all'ultima fatica di Mahler, che è e rimane l'enigma del grande compositore austriaco di origine boema, nonostante i tentativi di completamento.
Al 1924 risale la prima revisione di Krenek, che con pochissimi interventi rese eseguibile anche il terzo movimento (il primo era pressochè completato). La vedova di Mahler, Alma (che morirà addirittura nel 1964, dopo successivi matrimoni con Walter Gropius e con lo scrittore Franz Werfel, ed una vita sentimentale piuttosto movimentata che la portò fra l'altro ad essere anche l'amante di Oskar Kokoschka) dopo rifiuti e ripensamenti, pare che abbia dato il suo benestare alla prima versione redatta da Cooke; il musicologo inglese successivamente ne approntò altre, l'ultima delle quali è ormai un punto di riferimento autorevolissimo e che forse si può cominciare a considerare l'edizione definitiva della Decima Sinfonia, nonostante alcuni tentativi di completamento anche da parte di altri musicologi.
Il normale fruitore di musica però si limita ad ascoltare quello che viene eseguito, lasciando agli specialisti l'analisi dettagliata degli interventi sul testo. Ciò non toglie che questa sinfonia nel suo complesso non sembra raggiungere le vette di altre, e ciò nonostante che il primo movimento (completamente autografo) sia una delle più profonde, tormentate e angoscianti pagine mahleriane.
Anche Daniel Harding per questo disco sceglie l'ultima versione che fu pubblicata nel 1989, dopo la morte di Cooke; nell'opera definitiva del revisore la struttura della sinfonia è in cinque movimenti di durata assai variabile: il primo e l'ultimo hanno una durata quasi monumentale di circa venticinque minuti ciascuno (l'Adagio iniziale è comunemente eseguito anche da direttori che si limitano ad eseguire quello che Mahler ha effettivamente completato), mentre il brevissimo terzo tempo (Purgatorio) dura poco più di quattro minuti. La cosa è un'eccezione nella produzione mahleriana, con i tempi delle sinfonie che prediligono durate notevoli e che anche per questo motivo richedono grande attenzione da parte dell'ascoltatore.
Il primo e l'ultimo movimento lenti incorniciano i due scherzi, che quasi inglobano al loro interno il terzo tempo, in una struttura speculare di grande fascino. Harding affronta l'impegnativa partitura dall'alto dei suoi trent'anni, ma da direttore navigato qual è nonostante la giovane età, e soprattutto da direttore non più emergente ma ormai splendida certezza nel panorama internazionale. Il suo Mahler è lucido e luminoso, e i Wiener Philharmoniker si dimostrano ancora una volta una compagine estremamente duttile che però non abdica mai a quelle che si possono considerare le caratteristiche fondanti più volte ribadite nella sua lunghissima storia, quasi duecentennale: il suono personalissimo per così dire "viennese" che, nonostante le personalità dei vari direttori cui l'orchestra si affida, è quasi un marchio di fabbrica riconoscibile ed inimitabile.
Gli archi hanno una precisione ed una intensità straordinaria, splendidi i fiati, miracolosi certi attacchi in pianissimo, dettagli di assoluta perfezione strumentale ed estrema morbidezza, virtuosismo orchestrale sensazionale: si direbbe l'orchestra ideale per il Mahler di Harding, lucidamente novecentesco ma non senza anima, anzi a suo modo modernamente angosciante e con i contrasti che trovano quasi una composizione nell'apparente distacco con il quale il direttore esegue certe pagine. Aspettiamo altre entusiasmanti conferme mahleriane, magari con sinfonie (alcune altre sono già nel repertorio del direttore) più complesse e dalle quali già fin da ora ci attendiamo moltissimo.
Fabio Bardelli
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Mahler