lunedì 30 novembre 2009

Walter Gieseking interpreta Mozart: Vol 3



Walter Gieseking: sonate complete per piano di Mozart Volume 3











Scarica qui il terzo volume di Mozart interpretato da Walter Gieseking


Walter Gieseking interpreta Mozart: Vol 2


Walter Gieseking: Sonate complete per piano di Mozart Volume 2











Scarica qui il secondo volume di Mozart interpretato da Walter Gieseking

Walter Gieseking interpreta Mozart: Vol 1


Walter Gieseking: Sonate complete per piano di Mozart volume 1












Scarica qui il primo volume di Mozart interpretato da Walter Gieseking



sabato 28 novembre 2009

Mozart: Concerti KV413, KV450


ecco un’altra splendida incisione della musica di Mozart della Deutsche Grammophon; Due concerti interpretati dalla Camerata academia des Salzburger Mozarteums, direttore e solista Geza Anda.


Nella prima facciata ti propongo il concerto per piano e orchestra Nr. 15 in si bemolle maggiore KV.450,
1 allegro
2 andante
3 allegro


Nella seconda facciata il concerto per piano e orchestra in fa maggiore Nr. 11 KV.413
1 allegro
2 larghetto
3 tempo di menuetto



Scarica qui i concerti di Mozart

sabato 21 novembre 2009

Haydn: Concerti per pianoforte in re e sol





Concerti per pianoforte in re e sol eseguiti dall’orchestra da camera di Zurigo diretta da Edmond de Stoutz.



Arturo Benedetti Michelangeli pianoforte


Registrazione effettuata il 22 e 24 gennaio 1975 alla Johanneskirche di Thun (Svizzera).


giovedì 19 novembre 2009

Beethoven: Sonate per pianoforte e violoncello



Beethoven: Sonate per pianoforte e violocello
Opera completa



Scarica qui le sonate di Beethoven per pianoforte e violoncello


Sonate fur klavire und violoncello F-dur op.5 Nr.1

Sonate fur klavire und violoncello g-moll op.5 Nr.2

Sonate fur klavire und violoncello C-dur op.102 Nr.1

Sonate fur klavire und violoncello D-dur op.102 Nr.2

Seven variations on the duet “Bei Mannern, welche fuhlen”
From the opera “The magic Flute” by W.A.Mozart

Twelve variations on a theme from the Oratorio “Judas Maccabeus” by G.F. Haendel

Twelve variations on a theme “Ein madchen oder Weibchen”
From the opera “The magic Flute” by W.A.Mozart



Rossini: La donna del lago

Gioachino Rossini
La Donna del Lago










Libretto Andrea Leone Tottola
Coro e orchestra della RAI di Torino
Direttore d’orchestra Piero Bellugi
Data della rappresentazione: 22 aprile 1970




Scarica qui la donna del lago di Rossini


mercoledì 18 novembre 2009

Beethoven: quattro quartetti con pianoforte

Ludwig van Beethoven


Quattro quartetti con pianoforte

Quartetto Beethoven







Disco 1 facciata A: Quartetto con pianoforte N.1 in mi bemolle maggiore
Disco 1 facciata B: Quartetto con pianoforte N.2 in re maggiore
Disco 2 facciata A: Quartetto con pianoforte N.3 in do maggiore
Disco 2 facciata B: Quartetto in mi bemolle maggiore OP.16

Scarica qui i quattro quartetti per pianoforte di Beethoven


lunedì 16 novembre 2009

Mozart: Concerti KV449, KV491


Ecco un’altra splendida incisione della musica di Mozart della Deutsche Grammophon; Due concerti interpretati dalla Camerata academia des Salzburger Mozarteums, direttore e solista Geza Anda.



Nella prima facciata ti propongo il concerto per piano e orchestra Nr. 14 in mi bemolle maggiore K.449,
1 allegro vivave
2 andantino
3 allegro ma non troppo


Nella seconda facciata il concerto per piano e orchestra in do minore Nr. 24 K.491
1 allegro
2 larghetto
3 allegrett




Scarica qui i due concerti di Mozart

sabato 7 novembre 2009

Bach: Das Orgelwerk Vol. 10




Bach

Das Orgelwerk, Organ Works, L'oeuvre d'orgue

Michel Chapuis
on the Andersen Organ of the church of the redeemer
Kopenhagen



Scarica i concerti per organo di Bach raccolta n.10


lunedì 2 novembre 2009

Rossini:La Pietra del Paragone


Non aprire piu' portona
O tua testa andar pedona!
Che vuol dir questa canzona
Che vuol dir questa canzona!




E’ etrusco!

Ti propongo un gioiellino di Rossini: La pietra del Paragone
Un’opera poco conosciuta ma deliziosa.



Scarica "La Pietra del Paragone" di Rossini



Mozart: Concerti K.453 K.467

Mozart
Deutsche Grammophon
Camerata academia des Salzburger Mozarteums
direttore e solista Geza Anda.





Concerto per piano e orchestar Nr. 17 in sol maggiore K.453,
1 allegro
2 andante
3 allegretto

Concerto per piano e orchestra in do maggiore Nr. 21 K.467
Tema del film Elvira Madigan
1 allegro maestoso
2 andante
3 allegro vivace assai


Scarica i concerti di Mozart K.453, K.467

Mozart: Concerto per violone e orchestra K.218 - K.219




Concerto pour violon et orchestre n 4 K.218 en re majeur





1 mouvement: Allegro
2 mouvement: Andante cantabile
3 mouvement: Rondò (andante grazioso)

Concerto pour violon et orchestre n 5 K.219 en la majeur


1 mouvement: Allegro aperto
2 mouvement: Adagio
3 mouvement: Tempo di minuetto


Michele Auclair violon
Orchestre philharmonique da Stuttgart
Direction: Marcel Couraud



Scarica il concerto di Mozart








Beethoven: Sinfonia N.3 in mi bemolle maggiore Op.55 “Eroica”




Beethoven
Sinfonia N.3 in mi bemolle maggiore Op.55 “Eroica”

Orchestra sinfonica di Utrecht

Direttore d’orchestra Ignace Neumark







Scarica qui l'Eroica di Beethoven


Schubert: Notturno - Sonata Arpeggione


Franz schubert


Lato 1
Adagio per pianoforte, violino e violoncello in mi bem magg. Op.148
D.897 “Notturno”


Trio di Milano
Bruno Canino pianoforte
Cesare Ferraresi violino
Rocco Filippini violoncello”

Sonata in La minore per arpeggione e pianoforte D.821
1. allegro moderato

Lato 2

Sonata in La minore per arpeggione e pianoforte D.821
2. Adagio
3. Allegretto

Rocco Filippini arpeggione
Bruno Canino pianoforte


Scarica il Notturno e la sonata arpeggione di Schubert

domenica 1 novembre 2009

Beethoven: Sonate per violino e pianoforte





BEETHOVEN
Sonate per violino e pianoforte
 




Scarica le sonate per violino e pianoforte di Beethoven



File A: Sonata in re maggiore op.12 n.1
Allegro con brio – Tema con variazioni – Rondò allegro

File B: Sonata in la maggiore op.12 n.2
Allegro vivace – Andante piuttosto allegretto – Allegro piacevole

File C: Sonata in mi bemolle maggiore op.12 n. 3
Allegro con spirito – Adagio con molta espressione – Rondò allegro molto

Fine D: Sonata in la minore Nr 4 opera 23
Presto – Andante scherzoso più allegretto – Allegro molto

File E: Sonata in fa maggiore opera 24 "La primavera
Allegro – Adagio molto espressivo – Scherzo – Rondò allegro ma non troppo

File F: Sonata in la maggiore op.30 n.1
Allegro – adagio molto espressivo – Allegretto con variazioni

File G: Sonata in do minore op.30 n.2
Allegro con brio – Adagio cantabile – Scherzo – Finale allegro

File H: Sonata in sol maggiore op.30 n.3
Allegro assai – Tempo di minuetto ma molto moderato e grazioso – Allegro vivace

File I: Sonata in la maggiore op.47 " a Kreutzer"
Adagio sostenuto. Presto – Andante con variazioni – Finale. Presto

File L: Sonata in sol maggiore op.96
Allegro moderato – Adagio espressivo – Scherzo – Poco allegretto





Beethoven intraprese la composizione delle sue prime Sonate per violino e pianoforte relativamente tardi, e sole dopo essersi cimentato nelle due imponenti Sonate per violoncello e pianoforte dell’op. 5, d’incomparabile importanza per quanto riguarda l’evoluzione del linguaggio beethoveniano nell’ambito del genere cameristico per pianoforte e strumenti. Scritte poco prima del 1799, l'anno della loro pubblicazione, le tre Sonate op. 12 furono dedicate a Salieri, il maestro italiano cui Beethoven si sentiva debitore di consigli più o meno utili in materia di stile vocale e teatrale. I soli modelli presi in considerazione da Beethoven furono quelli mozartiani, poiché soltanto Mozart aveva detto una parola decisiva in questo campo, lasciando una serie di capolavori nei quali pianoforte e violino dialogano modernamente con parità d’importanza nell'ambito di una dialettica squisitamente concertante. Nelle tre Sonate dell’op.12 Beethoven non fece che portare tali modelli al massimo sviluppo. Si può anzi affermare che, ad eccezione della monumentale e sotto molti aspetti, rivoluzionaria Sonata a Kreutzer, tutte le altre Sonate beetheveniane per pianoforte e violino, non esclusi capolavori come l’op. 96, non si discosteranno di molto da questa linea, assai più cauta e tradizionalistica di quella seguita, per esempio, dalle sonate per pianoforte e violoncello (per non parlare di quelle per pianoforte sole). La soggezione a Mozart si manifesta, nell’op. 12, anche nella persistente fedeltà a stilemi caratteristici come quelle d'iniziare l'ultimo tempo a mo’ dl finale da concerto, con l’enunciazione del tema compiuto dal solo pianoforte. Nelle Sonate op. 12 l’inconfondibile colpo di pollice beethoveniano é pero presente ovunque: nel vigoroso tema iniziale del primo tempo, e in quelle e Rondò della brillante Sonata in re maggiore, che, per contro, ha come secondo movimento un Andante con quattro elementari variazioni di una simmetria strutturale e di un candore melodico che fanne pensare ad Haydn. Se la prima Sonata della serie si può considerare un brillante pezzo da concerto, caratterizzato da una generica euforia ritmica e tematica, la seconda, in la maggiore appare già come qualcosa di totalmente diverso fin dalle prime battute dell’Allegro vivace, nelle quali il violino, con una trovata stravinsklana ante litteram, accompagna umoristicamente a guisa di chitarra il capriccioso disegno del pianoforte. Per tutto il pezzo pianoforte e violino cercano di contraffarsi vicendevolmente nelle rispettive caratteristiche tecniche e timbriche, con una serie inesauribile dl trovate la cui novità spiacque alla Gazzetta universale dl Lipsla, che accusò Beethoven di non sapere usare con proprietà gli strumenti. L'Andante piuttosto Allegretto, una breve elegia in la minore, e l’Allegro piacevole conclusivo che accomuna le caratteristiche delle scherzo con quelle del Finale, ribadisce il carattere estroso e assai personale di questa Sonata. Nel primo tempo della terza Sonata della serie, in ml bemolle maggiore, Beethoven ritorna alle stile brillante, mentre l'Adagio col sue grave incedere neoclassico, sembra la parafrasi strumentale di un’aria del Cherubini più togato. Il rondò, col suo fresco tema alla Mozart e l’iridescente dialogo dei due strumenti è il migliore dei tre movimenti e fa gravitare su di se il peso dell’intera opera.
Le Sonate op. 12 furono ben presto seguite da altre due, dedicate al conte Moritz von Fries, uno tra i più attivi mecenati del Maestro. Apparse originariamente riunite sotto il numero d'opera 23, le due nuove Sonate, in la minore e fa maggiore, entrarono in seguito nel catalogo beethoveniano come op. 23 e 24. Dietro caratteristiche formali pressoché immutate, tali lavori presentano una impronta più personale, rilievi più vividi e spiccati. Ciò e particolarmente vero per l'op. 23 che ha inizio con un Presto in ritmo dl giga, dalla tinta (come avrebbe detto Verdi) stranamente oscura e selvaggia, e continua con un Andante scherzoso, più Allegretto dall’incipit quasi schumanniano contenente episodi polifonici d’un leggiadro umorismo. L’affascinante singolarità della Sonata si manifesta anche nel Finale, per il quale, se prima si era fatto il nome di Schumann, converrà fare quello di Mendelssohn ad illustrarne il carattere elegantemente patetico e concitato. Nella Sonata in fa maggiore, la celebrata Primavera, tutto appare invece più familiare e consueto, nella fluente e fin troppo ben tornita contabilità del primo tempo, in cui Beethoven tenta di emulare l’irrepetibile amabilità di certi Allegro mozartiani, come quello della Sonata K. 378. Dopo un Adagio contenente uno stupendo episodio centrale, ecco, per la prima volta, uno Scherzo, brevissimo e leggiadro, che conduce efficacemente al soave rondò sopra un tema ingenuo di canzone. II secondo trittico appare nel 1803 e riunisce sotto il numero d’opera 30 tre Sonate stilisticamente ed esteticamente assai differenti. La prima, in la maggiore, é forse la più modesta di tutte le Sonate beethoveniane per pianoforte e violino, anche se in origine aveva un Finale del tutto sproporzionato per grandiosità e vigore inventivo, agli altri due tempi. Beethoven se ne avvide, sostituendolo con una serie di elementari variazioni, e trovandogli più appropriata sede nella Sonata a Kreutzer. Se l’op. 30 n.1 é l’ultima delle Sonate beethoveniane per pianoforte e violino volte a un passato che lo stesso Beethoven aveva reso irrecuperabile, la successiva in do minore, è la prima a esserne quasi interamente emancipata e a costituire la prima grande affermazione del compositore in questo genere. Il suo posto è accanto alla patetica per l’eroica protervia (come ebbe a dire Busoni) del primo tempo e la tenerezza elegiaca dell’adagio cantabile. Dopo uno Scherzo conciso ed energico, il magnifico Allegro conclusivo, col suo tema struggente preparato di piena di contrasti dinamici, e il secondo grande Finale beethoveniano, dopo quello del Chiaro di luna ma, se ciò é possibile, di una tensione e ricchezza ancora maggiori. Al contrario, nella terza Sonata, in sol maggiore, tutto e amabilità, serenità e umorismo: tuttavia, anzi, proprio per questo, essa non é meno beethoveniana della sua tragica sorella, ne meno di questa bella e importante. II Tempo di minuetto centrale non ha più nulla dl settecentesco: si tratta piuttosto di una idealizzazione, o meglio di una citazione di minuetto, esattamente come avverrà nell’ottava Sinfonia. Le ultime due Sonate videro la luce a distanza d‘anni e sono da considerare come le massime creazioni beethoveniane del genere.
La prime di esse fu composta originariamente per il violinista anglo-polacco George P. Bridgetewer che le eseguì e Vienna insieme con l’autore il 24 maggio 1803. In seguito fu dedicata e Rodelphe Kreutzer, che Beethoven conobbe in casa di Bernadotte, allora ambasciatore francese in Austria, ed apprezzò in sommo grado. Il lavoro venne pubblicato nel 1805 come op. 47 col seguente titolo: "sonata per pianoforte e un violino obbligato, scritta in uno stile molto concertante, quasi come di un concerto ". L'insistere dell'autore sul carattere "molte concertante" dell’opera, indica già chiaramente che, in essa, Beethoven andò oltre l’equilibrio e la dimensione squisitamente cameristica d’impronta mozartiana. La concezione grandiosamente concertistica delle Sonata è ravvisabile fin delle prime quattro battute dell'introduzione lenta, affidate ad eloquenti accordi del violino solo, cui fa eco il pianoforte con une risposta che s’inabissa nei più oscuri meandri dell'armonia. Il presto iniziale è di gran lunga il movimento pie importante, ricco, complesso: vi predomina l’incandescente ispirazione degli anni del volontarismo eroico beethoveniano, con in più un brivido di demonismo inquietante, di oscura passione date dall'onnipresente voce del violino "concertante", terribilmente calda e avvincente come quella del Re degli Elfi. Mai prima d'ore la dialettica concertante era stata cosi fitta e tesa fine allo spasimo, né le scritture dei due strumenti avevano raggiunto un tale gredo di splendore virtuosistico. L'Andante, più teneramente affettuoso che introspettivo, seguito da une serie di variazioni di vecchio stile ornamentale, segue un passo indietro rispetto elle folgoranti novità del primo movimento, verso la pacata evasione lirica di certi tempi lenti delle prima stagione beethoveniana. Il Finale, che (già lo si e detto), apparteneva all’op. 30 n. 1, è come la liberazione, in un focoso ritmo di giga, delle energie tremendamente compresse nel primo Allegro. Anche le Sonata In sol maggiore, l’ultima, pubblicata nel 1816 come op. 96, fu destinata e un grande virtuoso francese, Pierre Rode, che le eseguì la sera del 4 gennaio 1813 accompagnato al pianoforte dall'arciduca Rodolfo. A differenza delle Kreutzer Sonate, esse non vuole essere un’opera importante o, come oggi si direbbe, "di rottura". Il suo poeto ideale è accanto alla Sonata in mi minore per pianoforte op. 90 o al Quartetto in fa minore op. 95: creazioni vibranti di intima e intensa poesia, sotto le spoglie dimesse di una seconda semplicità e di un apparente disimpegno espressivo. Col passare degli anni, Beethoven ha imparato la più difficile delle lezioni che Mozart potesse ancora impartirgli: quella di sapere essere sublime e insieme normale. Per questo la piccola Sonata op. 96 supera in bellezze assoluta e equilibrio la sua grandiosa e pretenziosa sorella. In vero la luce della grazia domina da capo a fondo questo capolavoro dai contorni purissimi e dal velo leggero che si apre in tono trepidante e interrogativo si espande in un breve me intensissime Adagio seguito da un Leggiadro Scherzo col Trio simile a un Laendler, e termine con uno dei più avanzati e maturi modelli di variazione beethoveniana, in cui il vecchio procedimento ornamentale ha ceduto il posto e une metamorfosi più profonda e integrale del tema.
Giovanni Carli Ballola