domenica 28 gennaio 2018
Catalani: Loreley
Scarica qui Loreley di Catalani
Loreley è un’opera lirica di Alfredo Catalani su libretto di Carlo d’Ormeville e Angelo Zanardini.
Trattasi del rifacimento di un’opera precedente, Elda, che aveva debuttato nel 1880. La partitura venne composta in un arco di tempo abbastanza breve (1886-87), ma rimase a lungo ineseguita a causa dello scarso interesse di Giulio Ricordi. La prima assoluta, infatti, si ebbe solamente il 17 febbraio 1890, al Teatro Regio di Torino, grazie all’appoggio di Giuseppe Depanis, amico di Catalani e direttore del teatro sabaudo.
La prima interprete di Loreley fu il soprano Virginia Ferni Germano.
Il successo fu sincero, anche se la critica definì troppo malinconica la musica del lucchese.
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lunedì 22 gennaio 2018
Monteverdi: Tancredi e Clorinda
Scarica qui Tancredi e Clorinda di Monteverdi
Capolavoro della produzione
monteverdiana, “Il combattimento di Tancredi e Clorinda” segna un
nuovo e importante capitolo nella storia della musica. Monteverdi,
che già ha esperienza con il melodramma, l’Orfeo è del 1607, alla
polifonia contrappuntistica franco-fiamminga contrapporre una
“seconda prattica” musicale, nella quale il canto imita gli
accenti della lingua e la musica, con i suoi ritmi e le sue melodie,
traduce e accentua le emozioni suscitate dal testo rappresentato
(teoria deglia affetti).
Il madrigale, composto sul testo della Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso, canto XII versi 52-62 e 64-68, riprende la vicenda del cavaliere cristiano Tancredi, innamorato di Clorinda, guerriera musulmana, costretto dalla sorte a battersi in duello proprio con lei e ad ucciderla. In punto di morte Clorinda si converte e, battezzata da Tancredi, affronta serenamente il trapasso.
L’organico strumentale prevede due violini, una viola da braccio e il basso continuo; le parti vocali sono per soprano, Clorinda, e per due tenori, il Testo (narratore) e Tancredi. Le voci non sono mai sovrapposte, i versi sono cantati in ordinata successione; la musica si adegua alla parola, anche nel sottolineare gli interventi del narratore. Gli strumenti, poi, non hanno soltanto un ruolo di semplice accompagnamento ma diventano protagonisti, come nell’episodio del combattimento in cui, la concitazione e l’ansia dei duellanti sono evidenziate, per la prima volta, dal tremolo degli archi.
Monteverdi esprime due passioni contrarie: da una parte l’ira e lo sdegno, dall’altra la preghiera dolente e la rassegnazione; passaggi melodici ampi e pacati si alternano a momenti di intenso turbamento, sottolineati da note ribattute, da ritmi puntati e da contrattempi.
Il Combattimento di Tancredi e Clorinda viene eseguito per la prima volta durante le feste di carnevale del 1624, a Venezia in casa Mocenigo; la sua pubblicazione è del 1638 nell’Ottavo Libro di “Madrigali guerrieri et amorosi”, nella cui prefazione Monteverdi descrive dettagliamente le modalità della rappresentazione scenica:
Il madrigale, composto sul testo della Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso, canto XII versi 52-62 e 64-68, riprende la vicenda del cavaliere cristiano Tancredi, innamorato di Clorinda, guerriera musulmana, costretto dalla sorte a battersi in duello proprio con lei e ad ucciderla. In punto di morte Clorinda si converte e, battezzata da Tancredi, affronta serenamente il trapasso.
L’organico strumentale prevede due violini, una viola da braccio e il basso continuo; le parti vocali sono per soprano, Clorinda, e per due tenori, il Testo (narratore) e Tancredi. Le voci non sono mai sovrapposte, i versi sono cantati in ordinata successione; la musica si adegua alla parola, anche nel sottolineare gli interventi del narratore. Gli strumenti, poi, non hanno soltanto un ruolo di semplice accompagnamento ma diventano protagonisti, come nell’episodio del combattimento in cui, la concitazione e l’ansia dei duellanti sono evidenziate, per la prima volta, dal tremolo degli archi.
Monteverdi esprime due passioni contrarie: da una parte l’ira e lo sdegno, dall’altra la preghiera dolente e la rassegnazione; passaggi melodici ampi e pacati si alternano a momenti di intenso turbamento, sottolineati da note ribattute, da ritmi puntati e da contrattempi.
Il Combattimento di Tancredi e Clorinda viene eseguito per la prima volta durante le feste di carnevale del 1624, a Venezia in casa Mocenigo; la sua pubblicazione è del 1638 nell’Ottavo Libro di “Madrigali guerrieri et amorosi”, nella cui prefazione Monteverdi descrive dettagliamente le modalità della rappresentazione scenica:
Il
basso continuo introduce il recitativo con la presentazione dei
personaggi (Tancredi che Clorinda un homo stima… ); una breve
figurazione degli archi descrive il vagare di Clorinda. L’improvviso
ritmo sempre più serrato imita il trotto del cavallo sul quale
giunge Tancredi. Figure strumentali della tromba e rullo di tamburi
alludono all’imminente battaglia, preceduta da una sinfonia che
introduce l’invocazione alla notte, affidata al Testo col solo
sostegno del basso continuo. La descrizione del combattimento inizia
piano, “non schivar”, “non parar”, poi in crescendo con
figure ritmiche sempre più evidenti; rapide scale ascendenti e
discendenti e il tremolo degli archi suggellano l’apice della
tensione fino al punto di rottura (… Qui si lascia l’arco, e si
strappano le corde con duoi diti …), che corrisponde esattamente al
momento in cui i duellanti lasciata la spada “dansi con pomi e
infeloniti e crudi/ Cozzan con gli elmi insieme e con gli scudi”.
Ecco una pausa, è l’alba; il narratore è sostenuto dal solo basso
continuo, che accompagna anche il successivo dialogo tra Tancredi e
Clorinda. Tancredi chiede al cavaliere di rivelare il suo nome;
Clorinda nega la sua identità e la lotta riprende violenta e
improvvisa (Torna l’ira nei cori e li trasporta), così come testo
e musica cambiano all’improvviso sui versi “Ma ecco homai l’hora
fatal è giunta/ ch’el viver di Clorinda al suo fin deve”.
Clorinda è ferita a morte, a tratti ritornano gli archi, Clorinda si
dichiara vinta. La declamazione del Testo (In queste voci languide…
) è partecipazione della tragedia che si sta compiendo: Tancredi
riconosce Clorinda. Gli archi ritornano alla fine, sulle ultime
parole di Clorinda: “S’apre il ciel io vado in pace”.
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sabato 13 gennaio 2018
Rossini: La cambiale di matrimonio
Scarica qui La cambiale di matrimonio di Rossini
La cambiale di matrimonio è una farsa musicata da Gioachino Rossini diciottenne. Venne rappresentata per la prima volta al Teatro San Moisè di Venezia il 3 novembre 1810. Non è la prima opera che il compositore pesarese scrisse (che fu invece il Demetrio e Polibio, composta nel 1806, poi completata e rappresentata a Roma nel 1812), ma fu la prima ad essere messa in scena.
Rossini la compose su libretto di Gaetano Rossi ricavato dall’omonimo dramma di Camillo Federici – quando era appena diciottenne.
Gli interpreti alla prima rappresentazione, nella quale Rossini sedette come “Maestro al Cembalo”, furono Domenico Remolini nella parte di Norton, Clementina Lanari in quella di Clarina, Luigi Raffanelli come Tobia Mill, Tommaso Ricci (Edoardo), Rosa Morandi (Fanny) e Nicola De Grecis nel ruolo di Slook.
Al Teatro La Fenice di Venezia la prima è stata nel 1910.
Nel Regno Unito la première è stata nel 1954 al Sadler’s Wells Theatre di Londra.
Nel 1984 avvengono le première a Perth, Ayr (Scozia), Stirling, Dundee, Dunfermline ed Inverness nella traduzione di Elizabeth Parry per la Scottish Opera.
La prima rappresentazione al Rossini Opera Festival avviene nel 1991 diretta da Donato Renzetti con l’Orchestra Sinfonica della RAI di Torino, Enzo Dara, Luca Canonici e Roberto Frontali (con successive repliche nel 1995 e nel 2006).
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domenica 7 gennaio 2018
Rossini: L'occasione fa il ladro
Scarica qui L'occasione fa il ladro di Rossini
GIOACCHINO ROSSINI
L’OCCASIONE FA IL LADRO
Burletta per musica in un atto.
Prima rappresentazione:
Venezia, Teatro San Moisè, 24 XI 1812
Composta, a quanto pare, in soli undici giorni,
L’occasione fa il ladro
è la quarta delle cinque farse in un atto che Rossini compose tra il1810 ed il 1813 per il Teatro San Moisè e che costituiscono un passo fondamentale nella definizione del suo stile comico.In particolare, in questa farsa come nel successivo Signor Bruschino posteriore di poche settimane, Rossini poté giovarsi dell’esperienza accumulata con la più complessa drammaturgia della Pietra del paragone, l’opera che in quello stesso anno aveva segnato il suo debutto al Teatro alla Scala di Milano. L’occasione fa il ladro, unica fra le farse veneziane a non essere aperta da una sinfonia – la situazione scenica indusse Rossini ad aprire l’opera con un temporale, preso a prestito dalla Pietra del paragone, preceduto da un suggestivo preludietto che ne acuisce l’effetto coloristico -rappresenta, insieme al Signor Bruschino, il miglior esito di Rossini in questo genere, che avrebbe di lì a poco abbandonato definitivamente. La definizione dei personaggi e delle situazioni evidenzia già il magistrale tratto di un compositore che dopo pochi mesi avrebbe creato quel capolavoro del teatro comico che è Italiana in Algeri
LA TRAMA
La vicenda è basata su un topos dell’opera comica: lo scambio dipersona, in questo caso doppio ed incrociato. Don Parmenione ed il conte Alberto, che si sono riparati da un temporale in una locanda, sono alla ricerca di due donne: il primo cerca la figlia di un amico, fuggita con un amante; il secondo è in viaggioverso la donna che il padre, in punto di morte, gli ha destinato, la marchesa Berenice. Nel ripartire dalla locanda, i due si scambiano casualmente le valigie:Don Parmenione, aperta la valigia del conte, vi trova il ritratto di una bellissima donna, che ritiene essere la marchesa (si scoprirà soltanto allafine dell’opera che il ritratto era in realtà quello della sorella del conte):affascinato, decide di sostituirsi ad Alberto.La scena si trasferisce poi nella casa di Berenice, che, per essere certa delle buone intenzioni del promesso sposo, chiede all’amica Ernestina,sua ospite, di assumere la sua identità, fingendo nel contempo di essere una cameriera. Alberto si innamora di Berenice nonostante la sua apparente condizione di cameriera, mentre Parmenione si invaghisce di Ernestina, la quale altri non è che la giovane fuggita dal padre che Parmenione stava cercando:abbandonata dall’amante, accetta la proposta di matrimonio di Parmenione.
Il lieto fine è assicurato per entrambe le coppie
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