lunedì 17 dicembre 2018

Verdi: Un ballo in maschera





Scarica qui Un ballo in maschera di Verdi

Un ballo in maschera” è la ventitreesima opera di Verdi. Forse pochi lavori hanno avuto la stessa travagliata storia, potremmo dire che quest’opera fu il Calvario di Giuseppe Verdi. Un Calvario, però, da cui egli uscì trionfante, sia nel confronti del pubblico che della censura e, solo poi, della critica. Nel 1856, aveva preso accordi con il San Carlo di Napoli per un’opera. Inizialmente voleva rappresentare un “Re Lear”, ma dovette rinunciarvi perché giudicava i cantanti come inadeguati, scrisse :” a eccezione di Coletti, nessuno sarebbe a posto”. La questione andò per le lunghe, tanto che il contratto fu firmato solo nel Febbraio dell’anno successivo, per un soggetto nuovo.


“Un ballo in maschera” è ispirato al dramma “Gustave III, ou Le bal masqué” di Eugène Scribe, che portava avanti in teatro l’idea della “pièce bien faite”. Questo si rifaceva ai fatti dell’omicidio del re di Svezia avvenuto nel 1792 ed era stato già musicato nel ’33 da Auber, poi nel ’41 da Gabussi e infine nel ’43 da Mercadante, quindi non era affatto un novità per l’opera. Il libretto gli piaceva molto lo definì “grandioso, vasto e bello”, ma da subito ebbe problemi con la censura borbonica. Già in “Rigoletto” il tema del regicidio era stato un grosso ostacolo che col “Ballo” si ripresentò. Oltretutto il re nella storia non dava prova di rettitudine portando avanti una relazione clandestina e nella situazione politica di allora, da poco Ferdinando II aveva subito un attentato, era sconsigliabile portare in scena questa storia.


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