lunedì 2 novembre 2009

Beethoven: Sinfonia N.3 in mi bemolle maggiore Op.55 “Eroica”




Beethoven
Sinfonia N.3 in mi bemolle maggiore Op.55 “Eroica”

Orchestra sinfonica di Utrecht

Direttore d’orchestra Ignace Neumark







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Nel 1920 Ferruccio Busoni, scrisse un saggio molto personale e poco noto, dal titolo “ Che cosa ci ha dato Beethoven? “. Accingendosi ad ascoltare questa sinfonia oltre 150 anni dopo la sua composizione, può essere giusto riflettere su ciò che significa Beethoven per noi oggi; proprio perché la Terza Sinfonia rappresenta una svolta nell’arte di Beethoven e in essa sono introdotti per la prima volta quegli elementi che oggi noi consideriamo più tipici della sua arte.


Rileggiamo ciò che scrive Busoni: “Con Beethoven l’elemento umano appare per la prima volta nella musica come soggetto principale .... Il suo tormento forse non é altro che l’arduo tentativo di tradurre emozioni umane, e cioè emozioni talvolta extramusicali, in forme musicali. Spesso egli riuscì nel suo intento, ma in questo modo la musica venne trasportata in una sfera diversa da quella in cui si era mossa fino a quel momento” G1i ideali umani di Beethoven sono elevati e puri, continua Busoni, sono gl’ideali degli uomini giusti di ogni tempo e paese: 1’aspirazione alla libertà, la redenzione attraverso 1’amore, la fratellanza universale. Liberté, Egalité, Fraternité: Beethoven e un prodotto della Rivoluzione Francese, è il primo grande musicista democratico . Ed infine Busoni così risponde alla domanda che si era posta nel titolo del suo saggio: L’onesta è una conditio sine qua non nella creazione delle composizioni di Beethoven ; il secondo elemento proprio di Beethoven è la sconfitta del virtuosismo dinanzi alle " idee".


Ecco dunque qual é, per l’uomo moderno, l’aspetto essenziale dell’arte di Beethoven: e l’arte di un compositore il cui scopo non e più quello di sbalordire il pubblico con una serie di virtuosismi. Il grande ascendente che Beethoven esercito nei suoi ultimi anni sulla nuova generazione romantica capeggiata da Robert Schumann ed E. T. A. Hoffman, deriva forse da questo desiderio di porre in primo piano l’espressione di emozioni e di idee. I suoi predecessori si erano dovuti troppo spesso preoccupare del1’effetto che la loro musica avrebbe suscitato nel loro mecenate e sulla reazione, utile o dannosa, che ne sarebbe derivata. Anche Beethoven scrisse musica d’occasione (in specie l’Ouverture Consacrazione della casa e alcuni dei primi brani di musica da camera) ma essa non e da collocare tra le sue prove veramente impegnative.


Per noi Beethoven costituisce ormai un punto fermo nella storia della musica, ma per i suoi contemporanei egli era un ribelle; solo alcuni tra loro si resero conto che con lui finiva un’era della cultura e ne iniziava una nuova. Cosi i romantici poterono sostenere che Beethoven era il più grande dei romantici, la personificazione stessa della musica, mentre in seguito analisi più spassionate ce lo hanno mostrato come un classico ligio alle regole.

Alcuni critici eminenti hanno dimostrato che le prime composizioni di Beethoven sono un prodotto tipico di quello stesso periodo che ispiro la poetica dello Sturm und Drang. Fino alla Terza Sinfonia i lavori di Beethoven nascono nell’atmosfera del Werther di Goethe e dei Masnadieri di Schiller.

Ma, proprio come Goethe e Schiller superarono queste loro opere giovanili e procedettero con crescente rigore formale verso lavori di portata rinnovatrice, anche Beethoven subì una trasformazione nel suo stile musicale quale raramente é dato osservare nella storia della sinfonia e tanto meno della musica in generale. La Terza Sinfonia realizza di colpo questo. trapasso; come scrive Paul Henry Lang 1’Eroica rimpicciolisce ogni altra composizione che le venga messa a confronto per la sua arditezza di concezione, per il respiro della realizzazione, per la profondità della costruzione logica. Lo stesso Beethoven non raggiunse mai più simili vette di accesa fantasia; scrisse altre opere, forse maggiori, ma in nessun’altra abbraccio in tal modo l’intero universo . La storia della dedica originale di questa sinfonia e ben nota.


Dedicando la sinfonia “ Alla memoria di un grand’uomo “ Beethoven non dovette cambiare il carattere della sua composizione. La Terza non é una biografia musicale, come lo e per esempio la musica a programma dell’Ein Heldenleben di Richard Strauss, ed infatti alla marcia funebre seguono lo scherzo ed il finale con variazioni. Secondo Paul Bekker, biografo di Beethoven, la morte del generale britannico Abercromby nella battaglia di Alessandria del 21 marzo 1801 fu considerata dagli amici del compositore _ come la fonte d’ispirazione per la marcia funebre. E quindi probabile che solo il primo tempo sia da ricollegarsi a Napoleone. A quanto risulta l’idea di questa sinfonia risale all’anno 1798, quando il generale Bernadette, durante un soggiorno a Vienna, suggerì a Beethoven l’idea di scrivere qualcosa in onore di Napoleone; tuttavia, benché esistano tracce di abbozzi anteriori, la sinfonia fu composta nel 1803-1804 ed eseguita per la prima volta in pubblico il 7 aprile 1805. La sinfonia inizia con accordi maestosi, seguiti immediatamente dall’enunciazione del tempo principale. Questo iniziale Allegro con brio fu giudicato troppo lungo da qualche ascoltatore del tempo, poiché esso ha uno sviluppo più ampio di quel che non fosse nella tradizione. L’orchestrazione presenta diverse voci a solo, conferendo, per esempio, autonomia al contrabbasso e una funzione nuova e molto importante ai timpani. La marcia funebre è un brano indimenticabile, unico nella storia della musica orchestrale. Alcuni critici hanno sollevato delle obiezioni perché ad essa segue un allegro Scherzo, ed hanno suggerito di invertire l’ordine dei due tempi; ma simili arbitrii sono da considerarsi eresie.


Il Finale, nello stile delle variazioni del Settecento, presenta uno dei temi prediletti da Beethoven; esso ricorre già nel finale del Prometeo, nelle Contraddanze e nelle Variazioni per pf Op.35

Alfred R. Neumann

La terza sinfonia di Beethoven (1770 - 1827) in Mi bemolle maggiore op. 55 detta "Eroica" fu composta fra il 1802 e 1804 ed eseguita nell' agosto 1804 a Vienna.

La sinfonia fu inizialmente scritta per Napoleone Bonaparte e rappresenta la sintesi di tutta l'aspirazione all'epos riscoperta negli anni della rivoluzione. In essa si avverte la volontà di tenere insieme la musica e la realtà che già era stata avvertita , se pur in forma primitiva, nella pièce à sauvetage, nella marcia, nell'inno e nel pezzo strumentale a programma.

Beethoven, che come Hegel aveva visto nel generale corso "cavalcare lo spirito del mondo" , scrive una dedica al Bonaparte, dedica che in seguito disconoscerà in un impeto di sdegno deluso dopo che Napoleone si sarà fatto incoronare imperatore. Proprio per questa delusione la sinfonia sarà quindi definitivamente intitolata (in italiano) "Sinfonia Eroica dedicata al sovvenire di un grand'uomo".

Il definitivo dedicatario sarà il Principe di Lobkowitz, un aristrocratico viennese appassionato di musica e buon violinista dilettante che ne ospitò nel proprio palazzo la prima esecuzione. La Sinfonia Eroica si presenta con grande solennità storica. Beethoven ricerca di proposito il luogo comune tematico: il primo tema, avvicinato ad una lunga teoria di temi in mi bemolle ripetuto innumerevoli volte in un isolamento statuario, lascia scoperti, volutamente, i dati di partenza; il tema finale, che era già stato impiegato nell'ultimo episodio delle Creature di Prometeo con numerose variazioni di pianoforte, viene inserito per far comprendere meglio la nuova e grandiosa maniera del costruire.

Le dimensioni complessive dell'"Eroica" (la più lunga sinfonia scritta sino a quel momento) sono superate solamente dalla Nona Sinfonia. Il volume dell'orchestra è vibrante e per la prima volta in una sinfonia vengono usati tre corni e i singoli accordi sono ricchi di sforzati di notevole evidenza.

La trasfigurazione epica raggiunge il massimo nella "Marcia funebre" con i rulli dei timpani, le trombe dal suono apocalittico, il fugato centrale e la melodica divagazione della coda. Il manoscritto originale è andato perduto ma esiste una copia riveduta dall'autore nell'archivio degli "Amici della Musica" di Vienna.





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